mercoledì 20 gennaio 2010

AVATAR... molta tecnica...e sotto gli occhiali nessuna trama


Mentre la stampa internazionale grida al “miracolo”, o quanto meno all’evento epocale, per dovere di cronaca ci sembra giusto e doveroso ridimensionare le aspettative di chi si appresta in questi giorni a sedersi in sala per vedere l’ultima fatica targata James Cameron.

Facilmente intuibile già dai molti spot, per nulla tesi a celare il benché minima riserva sulle semplici dinamiche narrative della pellicola, il tanto acclamato AVATAR ed i suoi 166 minuti di proiezione scorrono via senza mai annoiare un pubblico che, “armato” di lenti polarizzate, si trova totalmente “immerso” tra la flora e la fauna di un pianeta dai paesaggi a metà tra il Fantasy e lo Sci-Fi.

Sul pianeta Pandora infatti, dove ogni pianta è un’insegna al neon ed ogni creatura

, per quanto bonaria ha un aspetto quantomeno poco rassicurante, la vita sembra scorrere tranquilla e pacifica per gli indigeni Na,vi; questo fino all’arrivo dei soliti “Yankees” provenienti questa volta dal pianeta terra che, dopo aver con successo espropriato le terre ai “pelle rossa”, tentano di replicare infruttuosamente il medesimo “frachise” al popolo dalla “pelle blu” del pacifico pianeta.

Spirituali e fieri i Na,vi, nonostante la schiacciante superiorità numerica, l’imponente fisiologia aliena che li contraddistingue e la non trascurabile e vantaggiosa capacità di respirare l’aria del proprio pianeta natio, decidono di non dar troppo peso ai “chiassosi” terrestri sbarcati su Pandora cercando di ignorarli o alla peggio di renderli edotti di una maggior consapevolezza, che trascende la fisicità delle cose per far rientrare tutto in un disegno più ampio fatto di energie vitali che stanno alla base dell’esistenza stessa.

Certo ad alieni così, potenzialmente amichevoli e saggi, sarebbe stato difficile e del tutto pretestuoso muovere guerra, ma come spesso accade anche sul nostro pianeta, all’uomo l’idiozia e l’ottusità non mancano mai ed ecco quindi scatenarsi una sorta di “guerra preventiva” mista ad una non richiesta “esportazione di democrazia” che per efferatezza ed abuso di mezzi militari ricorda visivamente la guerra in Vietnam e per par-condicio anche l’attacco al World Trade Center ( come si dice un colpo al cerchio ed uno alla botte).

Tralasciando alcune doverose domande sul misterioso “unoptanium”, elemento alla base di questa crudele colonizzazione interplanetaria, che almeno visivamente ha come unico pregio quello di essere un “fichissimo” fermacarte fluttuante, il film Avatar cela dietro la sua prevedibile sceneggiatura una serie di messaggi e spunti di riflessione che meritano di essere visti e goduti nella magia delle 3 Dimensioni. Destinato di certo a segnare una svolta epocale nella produzione di colossal high-budget (non a caso le nuove macchine da presa commissionate ed utilizzate da Cameron sono già state dichiarate lo standard operativo anche per Spielberg e Lucas), Avatar è da considerarsi come una sorta di esperimento, un test planetario per vedere come l’uso, o se preferite l’abuso del 3D, venga percepito e tollerato dal grande pubblico il quale, eccezion fatta per i visitatori di famosi parchi a tema, vede per la prima volta nel “cinema sotto casa” l’impiego di questa tecnica applicato a qualcosa di diverso dai soliti Cartoon Pixar e Dreamworks.

Spettacolare in ogni minuto, questo curatissimo prodotto cinematografico fa ironicamente del suo punto di forza anche la sua maggior debolezza. A causa infatti del “martellante” battage pubblicitario, che tende a catechizzare gli spettatori, pochi coraggiosi sono riusciti ad ammettere a se stessi e ad altri, che la nuova dispendiosa creatura di Cameron, dà il suo meglio solo se filtrata, e di conseguenza “vissuta”, attraverso gli appositi occhiali. Ad un occhio attento e sicuramente più critico appare infatti evidente come certe scene, ed i piani visivi che le compongono, siano stati studiati per essere esaltati dai nuovi procedimenti di ripresa tridimensionale fornendo così allo spettatore una nuova e più vivida esperienza d’intrattenimento.

Pur non negando quindi la spettacolarità di questo colossal, ci sembra quanto meno prevedibile, che la futura uscita in DVD di Avatar subirà, salvo l’avvento di qualche nuova tecnologia per home entertainment, una brusca flessione dovuta all’appiattimento dalle 3 alle canoniche 2 Dimensioni.

Una sorte, quella di questo primo prodotto sperimentale, che di certo non toccherà i prossimi blockbuster dei già citati mostri sacri del cinema, che siamo certi sapranno mettere all’opera le migliori penne di Hollywood e perché no ri-editare alcuni cult del cinema, pellicole diventate veri e propri classici del nostro tempo e che, con l’avvento delle nuove tecnologie digitali, potrebbero vivere una seconda giovinezza confezionata su misura per gli occhi di un pubblico così giovane da non sapere il significato del termine “animatrone”.

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