domenica 20 agosto 2017

La chiamerei...constatazione della realtà

Solo per futura memoria riportiamo qui di seguito un paio di commenti abbastanza realistici di chi ha visto Monolith, perché come scritto in precedenza, una volta messo in programmazione su Sky il film di VISON diventerà un casehistory Italiano di "ottimo cinema tricolore", fortunatamente, escluso chi premia a prescindere certi prodotti di casa nostra alcuni utenti hanno segnalato in modo sintetico ed implacabile ciò che questa prima produzione SBE è in realtà.





lunedì 10 luglio 2017

"Mah...nolith"


Cominciamo con dei doverosi ringraziamenti al Fondo Sclavi ed al suo Staff per averci regalato una piccola grande anteprima, perchè nonostante l’irrilevante peso topografico di Venegono Superiore sulle carte il festival dedicato all’horror è riuscito a distinguersi anche questa volta.


Purtroppo però, per ragioni del tutto indipendenti dal Festival, pur essendoci recati all’anteprima di Monolith con la volontà di gioire di questa neo produzione Bonelliana dal respiro Americano ci troviamo costretti a fare ciò che normalmente vediamo fare dagli “influencer” a pellicole Main Stream di alto profilo.


A questo punto...chi di dovere ci avrà già bollati con l’infamante marchio del “TROLL” ma fortunatamente per noi la pochezza di quanto apparso sullo schermo questa sera sarà sufficiente a far capire a voi lettori quanto dietro a questo scritto non ci sia nulla più che l’analisi di quanto realmente visto.




LA GENESI di un' A.I
Cominciamo col dire che “la Monolith”  è la tipica Escalede da Gangsta: nera, massiccia praticamente un carro armato urbano (in realtà è una Ford Explorer di 5° generazione...secondo loro) che per l’occasione, nel maldestro tentativo di renderla un po’ più avveniristica, è stata “patch-ata” con poco credibili coperture nere che più che al futuro fanno pensare ai prototipi camuffati per non far trapelare la forma ufficiale dei nuovi veicoli.


Tralasciando quindi la “prostetica” alquanto povera del “mezzo del domani” ciò che salta subito all’occhio sono le incongruenze tecniche della “fortezza” su quattro ruote, un veicolo che prima viene osannato per le sue avanzate qualità tecniche ma poi, nel corso del film (per tenere in piedi la storia ovviamente), si dimostra un mezzo dalla dubbia affidabilità non per la sua “intelligenza” superiore (cosa su cui puntavamo) ma bensì per la sua capacità di imitare in tutto e per tutto un fermacarte.


Lilith infatti, che è l’intelligenza artificiale montata di serie sui modelli Monolith, nei primi minuti del film calcola il peso degli occupanti del veicolo, interagisce vocalmente con il guidatore in stile Michael Knight e millanta, almeno a parole, di possedere il pilota automatico (non lo vedremo mai in azione nel film). Certo già a questo punto notiamo le prime stranezze...se il guidatore può interagire con Lilith vocalmente PERCHE’ per fare le pericolosissime video chiamate da cruscotto l’utente DEVE scorrere il touch screen per scegliere un contatto dalla rubrica e chiamarlo? Da prima abbiamo pensato ad una voluta necessità scenica ma poi, mentre i minuti passavano senza dare un senso a questa inutile azione abbiamo capito che i costruttori della Monolith avevano speso tutto in blindature proprio per permettere ai guidatori di fare ogni sorta di incidente mentre si distraggono dalla guida per fare una video chiamata, un "ammanco economico" che ha impedito agli stessi di spiegare anche a Lilith che la gente in macchina...a volte... fuma :-)


A questo punto della pellicola i “dadi” stanno ancora ruzzolando sul panno verde e “potenzialmente” ci potrebbero essere svolte interessanti...certo “POTREBBERO ESSERCI”, perchè in realtà da questo momento in poi la presunta fantascienza che ci era stata promessa diventa un susseguirsi di goffi utilizzi e madornali errori di valutazione di appannaggio esclusivamente umano che ci portano a guardare impotenti per 84 minuti Katrina Bowden scagliarsi contro una silenziosa ed inamovibile macchina adamantina che, esposta al cocente sole del deserto dello Utha rischia di trasformarsi per il suo giovane occupante (il piccolo David) in un vero e proprio forno.


Se infatti Monolith fosse una pubblicità  progresso o un cortometraggio per sensibilizzare i genitori sul NON DARE MAI gli smartphone ai bambini o sul CONTROLLARE sempre di non lasciare i pargoli sul sedile posteriore in balia degli elementi allora, in quel caso, Monolith sarebbe un prodotto perfetto. Tuttavia visti i numerosi fatti di cronaca con questa specifica impronta, sollecitare nello spettatore la claustrofobica ansia del non poter salvare un bambino intrappolato non ha a che fare, né con la sceneggiatura né con la qualità recitativa degli attori (tutti un po’ lame come si dice in gergo).


Efficace su tutti, e ancor di più su chi è genitore, Monolith tocca senza sforzo le sensibili corde di quelle inconfessabili ipotesi che, anche leggendo i fatti di cronaca, ci fanno letteralmente gelare il sangue nelle vene bisbigliando mentalmente…”e se succedesse a me?”.


Ma come ho detto questo non un corto e nemmeno uno spot, questo “dovrebbe” essere un film che anche se con un budget limitato avrebbe potuto e dovuto puntare un po’ più in alto. Anche se ammorbiditi dal Direttore di Film TVha insistito per far nostare la diversità tra pellicola e fumetto, pur avendo sottolineato quanto il prodotto fosse di qualità in relazione al limitato budget investito, il prodotto targato Sky e SBE si dimostra più un “colossal” da piccolo schermo che un blockbuster da botteghino.


Oltre ad un plot deboluccio, a peggiorare lo stato dell’arte, arriva in ultima battuta (verso la fine del film fatto di immobilità)  una pessima computer grafica, che nella sua "bruttura" ci mostra la Monolith intraprendere una SCALATA (si ho scritto proprio scalata) in modalità 4x4 con anche slalom di rocce e finale "BreakOut " di due massi che dividono auto e protagonisti dalla salvezza... (tipo il turbo booster di supercar ma meno figo).


Alla faccia delle trame secondarie, restano poi in sospeso le sorti dei “fattoni” del Drug store (e della festa dell’ airport one)...spunto interessante ma abbandonato lì nel nulla... chi sia la reale amante del marito di Sandra che, nonostante un’insinuante commento lanciato in una delle molte video chiamate del film, resterà a questo punto un vero e proprio mistero, e ultimo ma non per questo meno importante, perché non ci fossero i soldi per pagare i diritti a WB per l’utilizzo di 5 secondi di Willye il coyote (ndr i più attenti tra voi sanno di che parlo visto che a conti fatti é LUI a risolvere il problema di SANDRA).

In conclusione pur vedendo profilarsi all’orizzonte uno Tzunami di autocompiaciuti post in Facebook su come si sia fatto un GRAN FILM, accompagnati da altrettanti articoli delle più disparate riviste settoriali (vero quattroruote?) che per piaggeria, e anche un po’ per cavalcare l’onda, fanno quadrato intorno a questa pellicola trovando il modo di fare la loro brava marchetta al film in uscita il 13 Agosto, non possiamo far altro che sconsigliarvi di spendere i soldi del biglietto (ammesso che troviate una sala in cui vederlo) per attendere la ovvia messa in onda sui canali Sky, che in quanto parzialmente responsabili del prodotto siamo certi non mancheranno di supportare la programmazione dello stesso con speciali, approfondimenti ed interviste sceneggiatori, soggettisti e disegnatori coinvolti in questo... è il caso di dirlo MONOLITICO PROGETTO!





venerdì 19 maggio 2017

Voglio ma NoN Posso (the Varese way of life)


Sapete, si spera sempre di poter assistere ad un cambiamento. Qualcosa di così eclatante nella sua semplicità da lasciare un segno tangibile del suo passaggio, una sorta di "solco metaforico" che incanali da quel momento in avanti lo spirito di una manifestazione e degli artisti che ne costituiscono il DNA stesso.

Dico "si spera" perché come sempre da qualche ora l'atteso "cambiamento" è stato funestato da una "goffa" locandina che, ancora una volta, pone la nostra Provincia nella fastidiosa posizione di eterni "voglio ma non posso". Si potrebbe pensare di essere entrati nella delicata sfera del gusto personale anche se la locandina di cui parliamo (eccezion fatta per gli entusiastici commenti di qualche aficionados), è "OGGETTIVAMENTE DEBOLE" e sembra più uno svogliato abbozzo di uno studente che una reale illustrazione promozionale per una "CON" di livello.


Pur plaudendo quindi lo sforzo della locale fumetteria/associazione di voler fare qualcosa per la propria città non capiamo perché a questo nobile slancio non segua MAI un reale scouting di talenti o perché no "l'ingaggio" di qualche art di valore, qualcuno che con pochi VALIDI TRATTI riesca a catturare l'attenzione del pubblico che magari, "infatuandosi" di una bella locandina, potrebbe dire: "hey perché no, andiamo a visitare questa Varese e la sua neo-fiera del fumetto".

In anni di passione e professione ho visto altre manifestazioni nascere e crescere timidamente edizione dopo edizione diventando punti di riferimento, o se volete "solchi", a cui rifarsi per iniziare la propria personale tradizione, ma quando nella nostra Provincia si da il via a qualcosa, la troppa fretta... o Dio no voglia la troppa faciloneria, ci portano a vedere confezionati eventi che, o spariscono senza lasciar traccia di se o si trascinano senza una reale crescita artistica per due o tre anni, sostentati dall'incrollabile volontà di chi aveva dato il via la tutto.

Quando si tenta di creare un evento sarebbe meglio partire dal piccolo... per lasciarsi il tempo di crescere maturando e arricchendo la nostra manifestazione con i contatti che collezioneremo durante il nostro cammino...una "grande manifestazione" non è fatta di grandi nomi o metri quadrati, una GRANDE manifestazione è fatta di cura per il dettaglio e qualità, fattori percepibili da chiunque si avventuri sul territorio, elementi capaci di fidelizzare e far TORNARE il pubblico anno dopo anno rendendo un evento semplicemente imperdibile.

Sia chiaro sono certo che come sempre (a dispetto dell'evidenza dei fatti) l'orgoglio "bianco rosso" terrà in piedi tutto il "carrozzone" guadagnandosi anche i soliti auto-compiaciuti articoli di rito ma, se come noi siete soliti andare oltre il casello dei Gallarate allora non potrete non vedere come la mancanza di progettualità e la troppa indulgenza nell'offerta saranno per l'ennesima volta l'invalicabile scoglio per creare una manifestazione duratura nel tempo un richiamo capace di creare quel famoso incoming che questa Provincia cerca sempre così disperatamente ma che sempre più difficilmente riesce ad ottenere.

Thor Love & Thunder? "sotto il vestito niente"... di così stupido come credevate! vi spiego perché

  Si dice che “ la bellezza stia negli occhi di chi guarda ” e così non stupisce che “ Thor Love & Thunder ” (titolo che prende più sign...